
Ho scoperto lโarte di Virginia Bettoja in un pomeriggio veramente noioso, cosรฌ noioso che non avevo niente di meglio da fare che premere il pulsante skip del telecomando in cerca di qualche programma se non interessante, almeno decente. Quando anche Rai Storia, trasmettendo un documentario su un qualche papa, sembrava avermi abbandonata, mi imbatto in unโintervista in cui sento la parola โricordoโ, uno dei miei vocaboli preferiti in assoluto, la cui etimologia [dal latino re-cordis, riportare al cuore] racchiude la spiegazione piรน chiara ed emozionale del termine. A pronunciare questa parola era proprio Virginia Bettoja, riferendosi al suo stretto legame con la fotografia. Le fotografie sono ricordi e il fotografo รจ lโipotalamo, il responsabile dei ricordi. Affascinata dalle sue parole, cerco subito i suoi lavori in rete (www.virginiabettoja.com) e dopo aver guardato e riguardato tutte le foto presenti , decido che Virginia รจ diventata una delle mie fotografe italiane preferite.
In sottofondo: I don't know what i can save you from โ King of Convenience
D: Un classico: come e quando รจ iniziata la tua passione per la fotografia?
R: Non so dire un momento preciso in cui รจ iniziata. Eโ successo per caso quando per il compleanno dei miei 18 anni mi hanno regalato una digitale semicompatta. (Tecnicamente una macchina un poโ piรน avanzata rispetto alle classiche compattine.)
Dai 18 ai 25 anni quella macchina ha accompagnato ogni momento della mia vita e nella mia borsa alla Mary Poppins non mancava mai. Ecco, la mia passione รจ iniziata e maturata in questi anni. Poi un bel giorno mi sono laureata e mio padre per festeggiare mi ha regalato una reflex professionale. E grazie a questo regalo ho cominciato a contemplare la possibilitร di trasformare la passione in una professione. Cosa che si รจ effettivamente compiuta con gli studi che ho fatto a posteriori.
Ma su tutto si puรฒ dire che in realtร non farei la fotografa se non avessi avuto al mio fianco una persona che ha valorizzato le mie capacitร sotto questo punto di vista e che mi ha fatto trovare in questo modo la mia via nella vita.
D: La fotografia ha subito molte variazioni negli ultimi anni. Come credi sia cambiato il rapporto con essa anche in relazione al passaggio tra analogico e digitale ed infine con la diffusione degli smartphone?
R: Ogni volta che penso alle trasformazioni che ha subito la fotografia penso sempre che sia talmente cambiata che dovrebbe avere un altro nome. Scrivere con la luce รจ sicuramente il suo presupposto principale ovviamente, ma le possibilitร che gli vengono da strumenti come photoshop, la rendono un territorio cosรฌ nuovo, cosรฌ lontano dalla fotografia comโรจ nata. Questo ovviamente da un punto di vista tecnico.
Da un punto di vista sociale invece, sintetizzando, si puรฒ dire che la fotografia era elitaria, mentre ora invece รจ di tutti. Questo รจ cambiato. Lโunica cosa che spero รจ che questa sovrabbondanza di immagini, scatti e fotografi, renda piano piano le persone piรน critiche e piรน selettive... insomma che migliori la coscienza fotografica delle future generazioni.

D: Cosa รจ per te la fotografia e cosa invece non รจ?
R: La fotografia รจ per me una terra di mezzo tra me e il mondo. Ogni volta che ho a che fare con lei oscillo tra quello che il mondo mi svela della sua meraviglia nei dettagli, nelle persone, nella perfezione di alcune geometrie, nellโimperfezione armonica del caos, e quello che io posso dire di me al mondo.
Quello che non รจ non lo so, di sicuro quello che amo piรน di lei รจ la sua stretta connessione con la nostalgia, con il momento passato. Quindi forse la fotografia non รจ futuro. Ecco. Perรฒ รจ vita. Decisamente. E nella vita in fin dei conti cโรจ anche il futuro.
D: La mostra delle tue fotografie si chiama โAutoritrattandomiโ, cosa ha rappresentato e che intento ha avuto questa scelta? Lโindagine di sรฉ stessi puรฒ essere dolorosa, la fotografia in questo senso ti ha aiutata?
R: โAutoritrattandomiโ รจ un progetto nato da uno stimolo didattico. NellโIstituto che ho frequentato, Istituto Italiano di Fotografia, cโรจ un corso dedicato a questo.
Non pensavo ma รจ effettivamente tra tutti รจ quello che mi ha piรน appassionato, in parte probabilmente per lโappagamento del mio narcisismo, ma anche perchรฉ lโio resta sempre lโelemento piรน a portata di mano che cโรจ!
Per me ha rappresentato moltissimo fare il mio primo lavoro su di me. Amo sentirmi vista, sentirmi a nudo, e questo lavoro mi spoglia nellโessere tutte le cose che sono: piccola, altezzosa, altissima, sicura, fragile, ironica, contraddittoria, dolorante, corpo, anima, nellโessere a colori, nellโessere in scala di grigi, nellโessere cornice al mondo, nellโesserne il centro, nellโessere un piccolo puntino dimenticato.
Racconta tutte le dimensioni del mio essere. Tra i commenti e le critiche che ci sono state รจ infatti stato anche detto che fosse un poโ dispersivaโฆ Bene, mi autoritratta perfettamente!
Per quanto riguarda la funzione terapeutica dellโindagine del sรฉ, consiglierei la terapia dellโautoritratto in piรน di un caso. Ricordo che la prima volta che ho cominciato a scattare autoritratti ero nella mia casa assolutamente non fotogenica con 39 di febbre.
Lโunica cosa a disposizione era una parete bianca. Ho cominciato a scattare con grande perplessitร su quello che sarebbe potuto essere il risultato. Poco a poco perรฒ lo scetticismo รจ svanito perchรฉ mi sono subito accorta di come si crei immediatamente un dialogo tra la macchina fotografica, posta sul cavalletto, e il soggetto.
La macchina diventa una seconda persona di fronte alla quale devi stupire te stessa e vergognarsi รจ un attimo. Non รจ facile lasciarsi andare. Ricordo che la sensazione era stata la stessa che si puรฒ provare in una seduta psicologica o durante un laboratorio teatrale. Proprio allo stesso modo ti mette in discussione e ti libera, ti mette in difficoltร e ti fa capire di piรน di te stessa.

D: La mostra รจ dedicata a tuo padre โche credeva nei tuoi occhiโ. Quanto รจ importante la presenza di qualcuno che creda in te?
R: Questa domanda mi fa pensare al ruolo dellโattore, cosรฌ istrionico, cosรฌ forte, cosรฌ โbastante a se stessoโ. Ma cosa sarebbe lโattore senza pubblico? Ecco. Io senza qualcuno che crede in me ho la stessa spinta di un attore senza pubblico. Il ruolo dellโaltro per me รจ fondamentale al pari dellโio stesso.
Gli occhi del fotografo sono il primo filtro della realtร , ancora prima dellโobbiettivo.
D: Come influiscono sulle tue fotografie le parole, i suoni, i profumi e tutte quelle sensazioni che si possono percepire con gli occhi chiusi?
R: A dire la veritร faccio difficoltร a percepire gli altri sensi solo come altri sensi. Sarร che il senso piรน sviluppato che ho รจ la vista, ma realmente anche quando si tratta di parole, suoni, profumi, io vedo sempre qualcosa. Parto sempre dalla vista.
D: Stai lavorando a nuovi progetti in questo momento? Eโ difficile trovare spazi in cui esporre?
R: Sto lavorando al secondo progetto dopo โAutoritrattandomiโ, intitolato Estetica del Garage. Un lavoro che ho iniziato partendo dal presupposto che sia molto piรน stimolante cercare il bello dove non siamo abituati a saperlo cogliere, e per me il garage รจ esattamente questo, un luogo che nasconde la sua bellezza e la rivela solo a chi sa spolverare lo sguardo.
Poi c'รจ appena stata la mostra di autoritrattandomi, dopo Orvieto e Milano, a Roma, la mia cittร , finalmente!

A. Poletti